Farmaci al supermarket? Come in Nepal o Nigeria

di Carmen Peña* – da “Il Giornale” Mer, 20/01/2016 – 06:00

Pubblichiamo ampi stralci della lettera che il presidente della Federazione internazionale del farmaco Carmen Peña ha scritto al governo dopo l’ipotesi di vendere i farmaci con ricetta medica anche al supermercato.

Abbiamo avuto notizia che nuove disposizioni legislative sono in procinto di essere esaminate al Senato italiano relativamente alla possibile vendita di farmaci con obbligo di ricetta medica, ma non rimborsabili dallo Stato, nei corner dei supermercati e nelle parafarmacie. (…) Le proposte attualmente in discussione in Italia andrebbero contro il basilare principio di gradualità nell’intervento terapeutico da parte sia del medico che del farmacista. Inoltre le farmacie sono l’unica struttura che permette ai farmacisti di avere a disposizione un quadro completo di tutti i farmaci assunti dal paziente. Altri esercizi non sono soggetti agli stessi doveri etici e professionali sui farmaci per i quali sussiste una particolare sensibilità sul piano etico. Secondo un recente studio Fip solo in cinque Paesi (su un universo di 71) è possibile vendere questo tipo di farmaci nelle drogherie o nelle parafarmacie: Bolivia, Colombia, Etiopia, Nepal e Nigeria. Noi crediamo che questa modifica normativa possa rappresentare, per la sicurezza dei pazienti e la bontà del risultato terapeutico, una minaccia tale da generare, nel lungo periodo, ulteriori problemi sanitari (a causa di un uso non ottimale del farmaco) e costi addizionali per l’intero sistema sanitario. Auspichiamo un consolidamento della posizione e dei servizi offerti dalle farmacie all’intero sistema sanitario, grazie ad un miglior uso della competenza professionale e all’implementazione e alla fornitura ai pazienti di servizi sanitari aggiuntivi. Le farmacie aperte al pubblico sono strutture sanitarie e la loro completa integrazione all’interno del sistema sanitario porta a notevoli benefici per l’intera popolazione. Supermercati e parafarmacie seguono principi e obiettivi fondamentali del tutto differenti e difficilmente possono essere considerati come partner nella definizione e nella realizzazione di politiche sanitarie. La normativa sulla concorrenza e le politiche economiche non devono offuscare il ben più alto valore di standard e pratiche professionali capaci di assicurare e promuovere la salute della popolazione. Siamo fiduciosi che i decisori politici italiani saranno sensibili al preminente valore sociale della salute e posizioneranno gli interessi e la sicurezza dei pazienti ben prima rispetto a meri interessi economici e a risultati di breve termine.

*presidente Fip

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