TROPPI INTERESSI DIETRO LA PILLOLA CHE UCCIDE

“Buongiorno, vorrei una pillola per uccidere mio figlio”. Cosa succederebbe se davvero entrasse in farmacia una mamma chiedendo schiettamente in questa forma una pillola dei 5 giorni dopo? Ma così sinceri non si è mai. E tanto meno lo sono alcuni farmacisti nel chiarire gli effetti della pillola più diffusa del momento. Anzi! La confusione continua a crescere a dismisura unicamente a vantaggio delle case farmaceutiche. Di certo non delle mamme e tanto meno dei nascituri destinati ad essere annientati fin dal concepimento. E specie d’estate, tempo in cui ci sono centinaia di proposte per le vacanze ma nemmeno un’iniziativa per educare alla maternità e paternità responsabile.

Il “Dottor” Internet

Non stupisce quindi che un’indagine di Swg-Health Communication presentata recentemente a Roma e realizzata attraverso un questionario a cui hanno risposto 500 donne tra i 18 e i 40 anni abbia rilevato che il 70% è molto favorevole all’uso di contraccettivi d’emergenza. Pur ritenendoli utili ed efficaci specificamente per evitare l’aborto (76%), oltre il 50% delle donne intervistate li ritiene però pericolosi. Secondo questa ricerca, la differenza tra pillola del giorno dopo e quella dei 5 giorni dopo la conoscono solo il 17% delle donne che invece di informarsi dal ginecologo, dal medico di base o dal farmacista, preferiscono imparare tutto da Internet o leggendo riviste e giornali. In generale, per il 50% delle intervistate è più facile acquistarle rispetto al passato ma un 30% ha ancora dichiarato di trovare resistenze quando si reca in farmacia. E 1 su 5 non sa neppure che si può chiederle senza ricetta (a patto di essere maggiorenni).

Boom

Davvero una grande confusione se si considera che proprio Federfarma che poco tempo fa è stata chiamata a rispondere ad un’interrogazione in Senato, ha ammesso il boom di vendite della pillola dei 5 giorni dopo – cercando però di limitare gli allarmismi – con una crescita del 96% in 10 mesi, oltre 200.000 confezioni vendute nel 2016, quasi una ogni due minuti. EllaOne, questo è il nome della compressa, è facilissima da richiedere perché non serve la ricetta né il test di gravidanza e costa solo 26,90 euro. E inoltre viene presentato a livello mediatico sempre più diffusamente come contraccettivo di emergenza, per “addolcire la pillola”. Ma la verità è che si tratta invece di un farmaco abortivo che può essere assunto dalla donna entro 120 ore dal rapporto considerato a rischio impedendo così l’attecchimento all’utero dell’embrione, con conseguente morte dello stesso. Eppure viaggiando su internet viene addirittura proposto per curare i fibromi.

Come funziona

La verità è che nei giorni più fertili del ciclo, EllaOne non avrebbe alcuna efficacia sull’ovulazione, che seguirebbe entro due giorni come previsto dalla natura. Conseguentemente, il concepimento potrebbe avvenire. La gravidanza tuttavia, anche in caso di concepimento, non comparirebbe. EllaOne, infatti, impedisce l’azione del progesterone, l’ormone che favorisce la gestazione, ostacolandone il normale effetto di preparazione dell’endometrio all’annidamento. In sintesi: l’Ulipristal Acetato (il principio attivo del farmaco) è in grado di ritardare l’ovulazione solo nell’8% dei casi, mentre tutte le altre donne (il 92%) che assumono il farmaco in quei giorni, i più fertili, ovulano regolarmente e possono concepire. Se la gravidanza non compare è dunque perché questi farmaci impediscono l’annidamento del figlio in utero. Dettagli spesso omessi da Case farmaceutiche e Federazioni di farmacisti. Ecco perché l’Amci, Associazione medici cattolici italiani già da tempo ha allertato sulla “grave pericolosità per la salute della donna di assunzioni del suddetto farmaco quando ripetute e reiterate e sottaciute al medico”. E ancora per chi è minorenne: “La disinformazione dei rischi e degli effetti collaterali per la salute dell’adolescente oltre della possibilità della soppressione di una vita umana è certamente causa di superficiali e non ponderate decisioni, rivendicata da una malintesa libertà e autodeterminazione personale”. E tantomeno – come pensano molti adolescenti fai da te – può risolvere l’ansia di chi dopo rapporti non protetti occasionali teme di aver contratto malattie infettive. EllaOne non evita hiv, epatite o altre malattie sessualmente trasmissibili.

Farmacisti obiettori

Ma c’è qualcuno che ci prova a dare una corretta informazione e persino ad obiettare la vendita del farmaco. Fausto Roncaglia è farmacista a Parma e vicepresidente dell’Ucfi, l’Unione Cattolica Farmacisti Italiani.

Com’è possibile che un farmaco abortivo continui ad essere confuso con un anticoncezionale?
“La legge italiana chiama farmaci quei prodotti che uccidono, ma non sono farmaci, sono vere e proprie armi chimiche, sistemate nelle cassettiere e negli scaffali delle farmacie, in scatolette del tutto simili alle altre, vendute come tutte le altre. Ciò va contro la coscienza di qualsiasi essere umano e va contro anche la Costituzione della Repubblica Italiana, che dichiara di fare riferimento alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, che all’art.2 dice che nessuno può essere obbligato a collaborare ad uccidere. Eppure se un farmacista si rifiuta di vendere questi prodotti può essere denunciato, processato e condannato. Bisogna avere il coraggio di dire la verità. Le pillole del giorno dopo sono abortive, le pillole dei 5 giorni dopo sono abortive, le spirali sono abortive. Quanti sanno, anche tra gli operatori della salute, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità per fare passare come non abortivi tali prodotti ha fatto un gioco di prestigio cambiando significato alle parole aborto e gravidanza? A tavolino è stato stabilito, contro la verità oggettiva scientifica, per comodità, di decidere che la gravidanza non inizia dal concepimento (com’è in realtà) ma dall’annidamento dell’embrione nell’endometrio uterino (8-10 giorni dopo), in modo da potere disporre dell’embrione in quei primi giorni di vita. Ma cambiando significato alle parole non si cambia la realtà scientifica: sono prodotti fatti per uccidere l’embrione, veri e propri pesticidi umani”.

Concretamente quando una donna entra in farmacia e le chiede la pillola del giorno dopo o quella dei 5 giorni dopo, lei ha la possibilità di spiegarne gli effetti abortivi e di dialogare con l’acquirente indirizzandola al Centro aiuto alla Vita oppure può addirittura rifiutarne la vendita?
“Sono stato in passato titolare di farmacia, ora sono libero professionista. Certamente il titolare ha più libertà e può (anzi dovrebbe farlo sempre!) informare la donna sugli effetti dei prodotti che cerca ed eventualmente indirizzarla ad un Cav. Anche il farmacista dipendente è un professionista e ha diritto-dovere di agire allo stesso modo. Ma purtroppo per il farmacista obiettore non titolare sono ostacolo maggiore certi titolari che non le leggi. Da quando per le pillole del giorno dopo e dei 5 giorni dopo è stato tolto l’obbligo di ricetta medica per le donne maggiorenni il farmacista titolare può decidere di non tenere in farmacia tali prodotti, spiegando perché li considera non adeguati. Se poi arriva una minorenne con ricetta medica allo stesso modo il farmacista obiettore può spiegare perché non detiene e non vende il prodotto richiesto. Avere il tempo di informare ogni cliente è fondamentale”.

Le è mai successo di essere denunciato? O che la vostra farmacia sia stata “segnalata” all’Ordine?
“Non mi è mai successo ma personalmente sono un privilegiato, prima come titolare e ora come libero professionista, dato che a Parma tutti sanno che sono obiettore e mi assume solo chi sa che farò obiezione di coscienza. Inoltre non faccio turni notturni, in cui c’è maggiore richiesta di quei prodotti. Il presidente dell’Unione Cattolica Farmacisti Italiani di Roma, è stato invece denunciato anni fa e anche altri colleghi. Hanno subito un lungo iter processuale, ma nella maggioranza dei casi i farmacisti non sono stati condannati, in base alla Dichiarazione dei diritti dell’Uomo, secondo cui nessuno può essere obbligato a collaborare ad uccidere e all’art. 3 della nostra professione, che dice che il farmacista è obbligato al rispetto della vita. Tuttavia anni di iter processuale sono una condanna (anche economica). Al momento noi farmacisti non abbiamo leggi specifiche che ci permettano di fare obiezione di coscienza tranquillamente e quindi facciamo obiezione con il rischio di esser denunciati, di essere licenziati, di non essere assunti se obiettori. Qualche collega per potere mantenere la famiglia è stato costretto a cambiare tipo di lavoro”.

Articolo originale pubblicato su interris.it da Irene Ciambezi – Clicca qui per vedere l’articolo originale

S. Messa di fine anno

Lunedi 26 giugno alle 20.30 si terrà la celebrazione della Santa Messa di chiusura dell’anno sociale 2015/2016 presso il Battistero di San Giovanni in Laterano.

Subito dopo, il parroco Don Alfonso, ci mette a disposizione una stanza dove potremo condividere fraternamente quanto ognuno di noi vorrà portare, sia dolce sia salato, per un momento di festa insieme.

Sarà bello condividere non solo la Mensa Eucaristica ma anche il pane terreno a testimonianza della nostra amicizia.

Vi aspettiamo numerosi con le vostre famiglie per salutarci ed augurarci personalmente buone vacanze estive.

CONVENGO NAPOLI

venerdì 19 maggio ore 17:00
Convegno organizzato dalla Curia di Napoli.
Saranno presenti rappresentanti di tutte le associazioni operanti nella Diocesi

Cosmofarma 2017

Anche quest’anno l’UCFI sarà presente a Cosmofarma (Fiera di Bologna 5-6-7 maggio) con un proprio stand (padiglione 36 stand L37).
Saremmo molto grati a chi potesse fermarsi qualche ora nel nostro stand per aiutarci. Chi pensa di poterlo fare è pregato di informarci ( il sottoscritto oppure l’amico e collega Stefano Cevolani, organizzatore dell’evento, cevolani1@gmail.com ).
La S.Messa sarà celebrata in Cosmofarma sabato 6 maggio alle ore 17.30.
Per ogni informazione sulle giornate di  Cosmofarma ( modalità di entrata e programmi) potete consultare il sito www.cosmofarma.com

È dimostrato: ellaOne, la pillola dei cinque giorni dopo, impedisce l’annidamento del figlio in utero.

Si riporta di seguito la review dell’articolo pubblicato su Mol. Cell Endocrinol. nel Feb 2017 da lira-Albarran S. et Al. fatta dal prof Bruno Mozzanega e pubblicata sul sito www.sipre.eu. Tale review facilita la comprensione dell’articolo e dimostra in modo inequivocabile il meccanismo che ellaOne impedisce anche l’annidamento del figlio in utero materno. Si prega di prendere atto di tale meccanismo.

Febbraio 2017
È dimostrato: ellaOne, la pillola dei cinque giorni dopo, impedisce l’annidamento del  figlio in utero.

Lo abbiamo sostenuto da tempo, nonostante il mondo accademico ginecologico e le più rinomate società scientifiche si ostinassero a negare ciò che appariva evidente e a sostenere che il farmaco inibisse l’ovulazione e, quindi, fosse in grado di impedire il concepimento. Uno studio accuratissimo eseguito su donne fertili dimostra con chiarezza che ellaOne agisce impedendo l’annidamento del figlio nell’utero materno (Lira-Albarrán S et Al: “Ulipristal acetate administration at mid-cycle changes gene expression profiling of endometrial biopsies taken during the receptive period of the human menstrual cycle.” Mol Cell Endocrinol. 2017 Feb 20. [Epub ahead of print].pii: S0303-7207(17)30111-9. dpi: 10.1016/j.mce.2017.02.024).

In questo studio vengono valutate 12 donne fertili trattate con ellaOne, in singola dose come solitamente avviene. Il farmaco viene somministrato nel periodo preovulatorio avanzato, uno-due giorni prima dell’ovulazione. Si tratta, come sottolineato dagli autori, di un trattamento intenzionalmente somministrato in quelli che sono i giorni più fertili del ciclo mestruale, quelli nei quali – secondo i dati unanimemente accettati di Wilcox – a seguito di rapporti sessuali non protetti si verifica il 75% dei concepimenti.

Le donne vengono studiate in due cicli consecutivi: nel primo, senza somministrazione di farmaci, viene verificato quello che accade in un normale endometrio che, grazie al Progesterone, si prepara ad accogliere l’embrione. Nel successivo si somministra ellaOne e si verifica se e come cambino le caratteristiche del tessuto endometriale.

Nel primo ciclo mestruale, quello spontaneo che precede il trattamento, ogni donna viene rigorosamente valutata in termini endocrini ed ecografici, ai fini di individuare il giorno dell’ovulazione. Inoltre, nel settimo giorno post-ovulatorio e cioè in quella che viene considerata la “finestra di impianto”, viene effettuata una biopsia dell’endometrio per valutare l’espressione genica normale di 1183 geni attivi nell’endometrio fertile.

Nel ciclo successivo ogni donna viene trattata con ellaOne e controllata con gli stessi criteri seguiti nel ciclo spontaneo precedente. Nuovamente, nel settimo giorno post-ovulatorio, viene effettuata una biopsia dell’endometrio per valutare l’espressione genica dei medesimi 1183 geni attivi nell’endometrio e valutare se la somministrazione di ellaOne abbia modificato la loro espressione.

Lo studio evidenzia con chiarezza almeno due cose:

  • La prima è che tutte le donne trattate ovulano normalmente dopo aver assunto ellaOne nei giorni più fertili del ciclo. Ciò smentisce che il farmaco eserciti una significativa azione di inibizione dell’ovulazione, come invece è riportato nel foglio illustrativo del farmaco.
  • La seconda è che nelle donne trattate con ellaOne l’endometrio diventa assolutamente inospitale. Tutti i geni studiati si esprimono in modo diametralmente opposto rispetto a quanto avviene in un tipico endometrio preparato all’annidamento.
  • L’ovulazione avviene e il concepimento può seguire, visto che si parla di rapporti sessuali non protetti nei giorni più fertili. Il figlio concepito però non può annidarsi e sopravvivere.

Questo meccanismo d’azione non sembra proprio compatibile con le nostre Leggi, che tutelano la vita umana sin dal suo inizio (L. 194/78 art.1), inizio che la stessa Corte Europea di Giustizia riconosce coincidere con la fecondazione (sentenza C34/10 Oliver Brüstle contro Greenpeace del 18 ottobre 2011).

Inoltre, ed è ancora più grave, divulgare che il farmaco interferisce con l’ovulazione come è riportato sul foglietto illustrativo di ellaOne, appare gravemente e intenzionalmente lesivo del diritto delle persone a essere correttamente informate: una informazione non veritiera compromette gravemente la libertà di scelta, libertà che non può che fondarsi su di una informazione corretta.

Bruno Mozzanega
Professore Aggregato di Ginecologia presso l’Università di Padova
Presidente S.I.P.Re – Società Italiana Procreazione Responsabile

Noi farmacisti, prigionieri della cultura della morte Senza obiezione costretti a cambiare lavoro

di Andrea Zambrano

Sono i nuovi perseguitati. Discriminati cui nessuno verrebbe mai in mente di riconoscere il diritto all’obiezione di coscienza. Alcuni sono stati costretti a cambiare lavoro, altri a mettere nel conto il rischio di essere denunciati. Altri ancora a comparire davanti al giudice per affermare un diritto costituzionale: non si può costringere una persona a provocare il male. Sono i farmacisti cattolici che stanno combattendo per affermare il diritto all’obiezione di coscienza nella vendita di farmaci abortivi. Di loro si parla poco, ma ieri a Modena qualcuno si è ricordato che nella lunga battaglia per affermare la vita nascente, ci sono anche loro e non solo i medici. E’ accaduto nell’ambito della IV Fiaccolata per la vita nascente organizzata dall’Associazione comunità Giovanni XXIII in collaborazione con la diocesi emiliana.

Nel corso dell’ormai tradizionale appuntamento hanno preso parte numerose associazioni e rappresentanti di diverse confessioni, ma c’era, come lo scorso anno il vescovo di Modena Erio Castellucci, che ha impresso all’iniziativa i crismi dell’ufficialità. Tre storie e testimonianze hanno fatto da corollario alla serata: quelle di una donna che è stata salvata con il suo bimbo dall’aborto (è questa la principale attività sul territorio della Giovanni XXIII), quella di un operatore della comunità fondata da don Oreste Benzi. E quella di Fausto Roncaglia, parmigiano e vicepresidente dell’UCFI (Unione Cattolica Farmacisti Italiani). La sua testimonianza è stata incentrata sulla richiesta pubblica di una legge che estenda il diritto all’obiezione di coscienza anche a quei farmacisti che si rifiutano di cooperare al male vendendo i cosiddetti farmaci abortivi, che, come vedremo in seguito, farmaci non sono affatto. La Nuova BQ lo ha intervistato.

Roncaglia, da quale esigenza nascono i farmacisti cattolici?

Dalla necessità di affermare che il farmacista deve essere al servizio del malato, per la sua cura e che devono difendere la vita sempre. Invece anche in Italia alcune leggi disumane vogliono obbligarci a vendere sostanze in grado di uccidere un embrione già nei primi mesi di vita.

Di quali “farmaci” stiamo parlando e quali sono già presenti sul bancone del farmacista?

Spirali, EllaOne, Norlevo, i cosiddetti contraccettivi di emergenza. Una parola, se ci pensiamo paradossale perché vengono presi dopo il rapporto per eliminare l’eventuale concepito che si fosse già formato.

Anche la Ru 486?

Questo vale per le farmacie ospedaliere dove la Ru è somministrata.

A che punto è l’obiezione di coscienza dei farmacisiti?

Il farmacista al momento non ha la possibilità di obiezione di coscienza perché non c’è una legge specifica come per i medici, prevista dalla 194 o dalla legge sulla fecondazione artificiale.

Perché?

Perché i prodotti da farmacia non sono rientrati all’interno della legge 194. E’ una grandissima menzogna dell’Oms che per disporre a piacimento degli embrioni ha stabilito che la gravidanza non inizia con il concepimento, ma con l’annidamento dell’embrione entro gli 8-10 giorni. In pratica si riconosce che c’è un embrione, dunque un essere umano, ma non c’è gravidanza. E’ una menzogna colossale. Così hanno preso la palla al balzo e hanno fatto leggi dove in quegli 8 giorni l’embrione è considerato a disposizione di tutti. Perciò li chiamano contraccettivi, ma sono abortivi e lo sono oggettivamente. In più li chiamano farmaci, ma non curano nulla, anzi, non sono farmaci.

Quindi?

Quindi l’Oms ha pensato di cambiare la definizione di farmaco: non più un prodotto per curare, ma un prodotto che causa delle alterazioni fisiologiche.

E chi si oppone?

Finisce sotto processo come è successo alla nostra collega di Gorizia che è stata denunciata un anno e mezzo fa. Alla fine è stata assolta, ma nel frattempo ha dovuto subire la gogna mediatica.

Come è stata assolta?

E’ stato molto bravo l’avvocato Simone Pillon, tra i leader del Comitato Genitori e Figli. Ha dimostrato come l’obiezione di coscienza sia un caposaldo tanto della Costituzione quanto della Dichiarazione dei diritti dell’uomo: nessuno può essere obbligato a uccidere. In più il farmacista è tenuto al rispetto del codice deontologico della professione che all’articolo 3 dice che il farmacista è obbligato al rispetto della vita. Ma l’assoluzione non può far dimenticare i gravi problemi a cui va incontro la nostra professione.

Ad esempio?

In tanti sono stati costretti a cambiare lavoro. Conosco una collega ad esempio che oggi fa l’insegnante di sostegno. Perché il problema non è soltanto la mancanza di una legge che riconosca l’obiezione di coscienza, ma il fatto che i titolari delle farmacie spesso fanno pressioni perché opporsi alla vendita di questi preparati killer fa venire meno delle vendite.

E’ una situazione frequente?

Altroché, che si manifesta anche nel fatto che il farmacista obiettore fa fatica a trovare lavoro perché nei colloqui certe cose i titolari vogliono saperle e li rendono praticamente discriminati rispetto agli altri. Ci sono colleghi che quando vanno al colloquio di lavoro hanno il terrore di non essere assunti. E’ per questo che chiediamo una legge: perché i colleghi possano stare sereni e svolgere la loro professione in sicurezza.

C’è qualcuno in Parlamento che vi ascolta?

Ci sono diversi progetti di legge, ma sono tutti fermi. L’ultimo era quello dell’onorevole Gigli che aveva predisposto un progetto di legge. Ma è ancora lettera morta alla Camera. Nel frattempo l’obiezione è lasciata all’eroismo del singolo che fa quello che può.

PARTECIPAZIONE DEI FARMACISTI CATTOLICI AL CONGRESSO FARMACISTAPIU’, MILANO 17-19 MARZO 2017

Si è svolto a Milano il congresso FARMACISTAPIU’ edizione 2017, nel quale ci sono stati interessanti conferenze e dibattiti sulla situazione attuale e sul futuro della farmacia.

I farmacisti cattolici hanno prestato il loro servizio organizzando la celebrazione della S. Messa che si è tenuta Domenica alle ore 9,00.

La S. Messa è stata officiata da Don Giuseppe Scalvini cappellano degli istituti clinici di perfezionamento a Milano.

Hanno partecipato numerose persone tra farmacisti e personale del congresso.

Si è pregato affichè il farmacista cattolico trovi sempre la forza di testimoniare i principi etici anche andando contro corrente e per i problemi della categoria.

CREMONA incontro in preparazione alla Santa Pasqua

L’UCFI di Cremona organizza, nel segno della tradizione, un incontro in preparazione alla Santa Pasqua il giorno DOMENICA 2 APRILE 2017 presso l’antico complesso monastico di SAN SIGISMONDO largo Bianca Maria Visconti – Cremona con il seguente programma:

  • 15.15 Ritrovo
  • 15.30 Inizio Meditazione tenuta da  don Maurizio Lucini direttore Ufficio Diocesano
  • a seguire Pastorale della Salute
  • 16.00 Preghiera personale e condivisione
  • 17.00  Vespri con le Monache

Vuole essere un momento di spiritualità, ma anche un’occasione di confronto e convivialità.

 

Dibattito sul diritto alla vita venerdi 24/03/2017

Cari amici ,siamo lieti di invitarvi a prendere parte al dibattito sul tema “Diritto alla vita ,eutanasia ,suicidio assistito ,fine vita” organizzato dall’Ordine dei farmacisti della Provincia di Napoli in collaborazione con L’UCFI Napoli.
L’incontro si terrà questo venerdi 24 marzo ore 20.45 presso la sede dell’Ordine ,Via Toledo, 156 Napoli.

In oltre vi invitiamo a prendere parte alla Celebrazione Eucaristica di domenica 26 marzo ore 11 presso la chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Corso Vittorio Emanuele, 649/B – Napoli,  presieduta da Sua Eminenza il Cardinale Crescenzio Sepe.

L’obiezione di coscienza in San Basilio

Damian Spataru ha pubblicato un interessante lavoro su Obiezione di Coscienza sulla Rivista teologica di Lugano nel mese di giugno 2016 pag 281-309.
La sezione dei Farmacisti Cattolici di Milano, guidata dal teologo Don Roberto Valeri ha dedicato due serate alla lettura e commento del documento.

L’articolo evidenzia il ruolo inviolabile della coscienza, che è quello di guida, secondo la riflessione specifica di Basilio. Alla luce del Vangelo, il Santo riconosce e pone l’accento sui due movimenti integrativi interni nell’obiettore di coscienza, individuati sotto forma di:

  • un qualche germe di “logos” immesso dentro di noi
  • come capacità di giudicare e decidere

La tradizione medievale li individuerà con i due atti della coscienza stessa, chiamati sinderesi (anamnesi) e conscientia. In questo senso, l’obiezione di coscienza appare come un conflitto soggettivo irriducibile tra dovere giuridico e dovere morale che si manifesta nel rifiuto, per motivi di coscienza, a realizzare un atto o una condotta che in linea di principio sarebbe giuridicamente esigibile (Gregorio di Nazianzo, Or.43, 50-51).

L’articolo approfondisce il tema richiamando non solo fonti bibliche , ma anche extra bibliche quali Sofocle (496 a.C.), Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.), Antico e Nuovo Testamento, Sant’Agostino (354-430), Tommaso d’Aquino (1225-1274), Antonio Rosmini (1797-1855), J. H. Newman (1801-1890), Gaudium et Spes, Evangelium Vitae e poi viene presentata e valorizzata in tutta la sua portata l’Obiezione di Coscienza testimoniata in Basilio di Cesarea (330-379) che ha esercitato la libera e doverosa opposizione alla legge ingiusta.

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