INCONTRO 21 GENNAIO CASA BONUS PASTOR

Cari Colleghi,
vi ricordo il prossimo incontro presso la casa Bonus Pastor, via Aurelia 208, per domenica 21 gennaio 2024
con il seguente programma:

  • ore 9:30 accoglienza
  • ore 10:00 preghiera e riflessione guidata da Don Marco- momento di raccoglimento personale..
  • ore 12:00 Santa Messa
  • 0re 13:00 pranzo
  • ore 15:00 preghiera del Santo Rosario, conclusione e saluti fraterni.

L’incontro è aperto a tutti, associati , familiari e simpatizzanti.
Un modo semplice per rafforzare i vincoli di amicizia e di appartenenza associativa.
Si prega di confermare la presenza e se si resta per il pranzo.
Vi ricordo che il parcheggio è disponibile.
Vi aspettiamo numerosi e vi preghiamo di estendere l’invito.

«Noi, farmacisti, chiediamo una legge sull’obiezione di coscienza»

In Italia manca una legge a tutela dell’obiezione di coscienza, per prodotti controversi come i “contraccettivi d’emergenza” (e non solo), potenzialmente abortivi. La Bussola intervista Maria Teresa Riccaboni, dell’Unione Cattolica Farmacisti Italiani.
Da anni il tema è noto, ma continua ad essere bistrattato dal grosso della classe politica italiana. Parliamo del riconoscimento dell’obiezione di coscienza in favore dei farmacisti, categoria nodale e che pure sul punto in questione continua ad essere discriminata. Il tema negli anni è assurto agli onori delle cronache soprattutto a seguito dell’introduzione e progressiva liberalizzazione dei falsamente detti “contraccettivi d’emergenza” (“pillole del giorno dopo” e similari), prodotti che in realtà possono avere non solo un effetto antiovulatorio ma anche un meccanismo abortivo. E questi non sono i soli “farmaci” problematici.

Nelle scorse legislature erano stati presentati diversi Ddl che cercavano di porre un rimedio alla situazione, così da garantire ai farmacisti il diritto all’obiezione, sulla falsariga di ciò che la Legge 194/1978 e la Legge 40/2004 garantiscono al personale sanitario. Sarebbe il minimo sindacale. Ma quei Ddl sono finiti nel dimenticatoio. E un farmacista che oggi intende seguire la legge morale naturale non ha molta scelta: in breve, o vende il prodotto contrario alla retta coscienza o rischia seriamente di perdere il lavoro. La Nuova Bussola ne ha parlato con Maria Teresa Riccaboni, vicepresidente dell’Unione Cattolica Farmacisti Italiani (UCFI).

Il governo Meloni è in carica da quasi un anno. Avete avuto modo in questi mesi di interloquire con qualche esponente, parlamentare o di governo, di questa legislatura, sul tema dell’obiezione di coscienza per i farmacisti?
L’UCFI da molti anni si interessa al tema dell’obiezione di coscienza del farmacista. Tuttavia, dopo la pandemia e con la morte del presidente Piero Uroda, abbiamo avuto un rallentamento. Quest’anno, a maggio, abbiamo rinnovato le cariche con la nomina del nuovo presidente, Giuseppe Fattori, e adesso ci stiamo muovendo per riorganizzare le nostre attività.

Quanti iscritti conta l’UCFI?
Abbiamo raggiunto circa un migliaio di iscritti. Adesso vorremmo coinvolgere maggiormente i giovani coinvolgendoli durante il tirocinio e anche cercando di aumentare la presenza di farmacisti cattolici nel volontariato, dove c’è bisogno di organizzare la distribuzione di medicinali a chi ne ha bisogno e assistere i più fragili.

Federfarma vi ha mai appoggiato, in qualche modo, nella richiesta per l’obiezione di coscienza?
I nostri interlocutori sono Federfarma e l’Ordine dei Farmacisti. Finora ci hanno ascoltato e ci hanno ospitato per le nostre riunioni e convegni e sanno che esistono farmacisti che vorrebbero esercitare l’obiezione di coscienza. La posizione di Federfarma e della Federazione degli Ordini Professionali è per ora contraria all’obiezione di coscienza in quanto, sebbene questa trovi un fondamento nell’art. 2 della Costituzione, non c’è una legge specifica che tuteli i farmacisti obiettori. I nostri organi istituzionali ritengono che non sia loro compito adoperarsi per ottenere una legge sull’obiezione di coscienza del farmacista.

Eppure, il vostro Codice deontologico, almeno implicitamente, prevede l’obiezione di coscienza…
Sì, all’art. 3, tra i doveri del farmacista, è previsto «di operare in piena autonomia, libertà, indipendenza e coscienza professionale, conformemente ai principi etici propri dell’essere umano e tenendo sempre presenti i diritti del malato e il rispetto della vita, senza sottostare ad interessi, imposizioni o condizionamenti di qualsiasi natura».

I farmacisti che intendono obiettare rispetto a “contraccettivi d’emergenza” o altri prodotti controversi a livello morale, trovano difficoltà anche al momento dell’assunzione?
Dopo la liberalizzazione della vendita dei “contraccettivi d’emergenza”, acquistabili senza alcuna difficoltà e senza ricetta, la maggior parte dei farmacisti ha cessato di farsi domande e li vende con tranquillità. Sono molto rari i casi di farmacisti che dichiarano di volersi astenere dal dispensare i “contraccettivi d’emergenza”. Non sono a conoscenza di casi in cui ci sia stata difficoltà nell’assunzione. Invece conosco appena un caso di farmacista che, non potendo esercitare l’obiezione di coscienza, è stato costretto a cercarsi un altro posto di lavoro. Sono a conoscenza anche di qualche caso in cui il farmacista, dopo averne discusso col datore di lavoro, ha ottenuto la possibilità di far consegnare il “contraccettivo d’emergenza” da un altro collega non obiettore.

Per i titolari di farmacia, cambia qualcosa? Cioè, possono evitare o rifiutarsi di avere in negozio prodotti contrari alla coscienza come pillole abortive o potenzialmente abortive?
Il titolare può scegliere quali linee di prodotti tenere, sempre garantendo la qualità e la quantità dei farmaci necessari a garantire una perfetta assistenza farmaceutica ai propri pazienti.

Che ruolo gioca il mancato inserimento degli effetti abortivi nei foglietti illustrativi di Norlevo, il cui bugiardino prima li segnalava, ed Ellaone? E poi il venir meno dell’obbligo della ricetta?
Credo che il mancato inserimento dei potenziali effetti abortivi, diciamo antinidatori, dei due farmaci Norlevo (levonorgestrel) ed Ellaone (ulipristal) sia stato necessario per l’ottenimento da parte dell’azienda farmaceutica della riclassificazione da “obbligo di ricetta medica” a “vendita senza obbligo di ricetta” (SOP). Il risultato è stato quello di rendere facilmente disponibili i prodotti per la “contraccezione di emergenza” a tutti coloro che ne fanno richiesta, come si è visto dall’incremento delle vendite. Mentre per Norlevo nei primi anni della commercializzazione era stato riportato l’effetto antinidatorio nel foglietto illustrativo e poi è stato tolto, per Ellaone l’effetto antinidatorio o abortivo non è mai stato riportato fin dal principio. Con gli attuali foglietti illustrativi dei due prodotti la donna non riceve una corretta e completa informazione sui reali effetti eventualmente anche post-concezionali e intercettivi. Inoltre, omettendo di riportare il potenziale effetto abortivo, si rende più difficoltoso poter richiedere l’obiezione di coscienza se non dopo aver citato gli studi scientifici che ne parlano.

A proposito, non manca la letteratura scientifica che segnala che vi sia anche un meccanismo d’azione abortivo nei “contraccettivi d’emergenza”, giusto?
In Italia c’è un ginecologo che si è preso l’impegno di studiare tutti i documenti depositati all’EMA, l’ente regolatore europeo, e tutta la letteratura scientifica mondiale, il professor Bruno Mozzanega, presidente della Società Italiana di Procreazione Responsabile. Il prof. Mozzanega ha esposto molto bene tutte le spiegazioni scientifiche che dimostrano che Ulipristal 30 mg micronizzato, il principio attivo di Ellaone, possiede anche un’azione antinidatoria. Nel sito www.sipre.eu si trova tutto quello che serve per supportare l’esistenza degli effetti abortivi nel caso di Norlevo ed Ellaone utilizzati per la “contraccezione d’emergenza”.

Secondo gli ultimi dati ufficiali, nel 2020 sono state vendute in Italia oltre 550.000 confezioni di “pillole del giorno dopo” (Norlevo ed Ellaone insieme). Ciò significa che ogni farmacia si trova di fronte a una richiesta consistente di questi prodotti?
In realtà il numero delle richieste dipende dalle zone. Dove c’è una popolazione anziana prevalente le richieste sono inferiori rispetto alle zone dove c’è una maggiore permanenza e transito di popolazione giovane. Da quando è stato tolto l’obbligo della ricetta, banalizzando il valore farmacologico di Ellaone e Norlevo nelle maggiorenni, il ginecologo non ha quasi più avuto queste richieste e tutta la responsabilità della dispensazione è ricaduta sul farmacista, al quale nella maggior parte dei casi non viene richiesta alcuna informazione. Ci sono da considerare le interazioni con altri farmaci e sostanze e c’è da spiegare che la “contraccezione d’emergenza” non equivale alla contraccezione comunemente intesa.

Altri prodotti particolarmente problematici, oltre ai “contraccettivi d’emergenza”, rispetto a cui non è riconosciuta l’obiezione?
Ci sono diversi prodotti che potrebbero danneggiare il nascituro. In farmacia vediamo le prescrizioni, di cui non conosciamo la diagnosi e le reali finalità. Sarebbe interessante se si facesse un’indagine sulle donne che si presentano in pronto soccorso con un aborto incompleto per individuare quali sono le sostanze presenti nel sangue e da esse capire se si tratta davvero di aborti spontanei o di aborti procurati. Oltre ai prodotti potenzialmente nocivi per le prime fasi della vita ci possono essere anche prodotti che a certe dosi possono essere letali ad esempio nel fine vita.

Come associazione di farmacisti cattolici, quale primo passo concreto chiedete per risolvere questa situazione che grava sulla vostra libertà?
Per prima cosa si potrebbe proporre agli organi competenti di effettuare una revisione del foglio illustrativo che miri a riportare il duplice meccanismo d’azione e gli effetti collaterali. La correttezza delle informazioni del foglio illustrativo con l’introduzione della giusta informazione alle utenti del possibile effetto intercettivo/abortivo è indispensabile. Poi, chiaramente, serve una legge che riconosca il diritto per i farmacisti all’obiezione di coscienza.

Ermes Dovico
Articolo originale: LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA

Incontro Caritas Roma

L’unione cattolica dei farmacisti italiani per confermare la sua presenza in ambito professionale e la partecipazione attiva al volontariato, invita a partecipare ad un incontro che si terrà mercoledì 11 ottobre 2023 presso la sala riunioni dell’Area Sanitaria della Caritas di Roma, via Marsala, 103 alle ore 20,30.
Recenti normative prevedono nell’ambito del volontariato a sostegno delle persone in condizioni di fragilità sociale l’obbligatorietà della presenza del farmacista nella dispensazione del farmaco.
Parteciperanno il presidente dell’Unione Cattolica Farmacisti Italiani, dott. Giuseppe Fattori e il responsabile dell’Area Sanitaria della Caritas di Roma, dott. Salvatore Geraci.

Messa di suffragio per Piero Uroda

Roma 25 settembre 2023

Cari Colleghi è già passato un anno da quando il nostro amatissimo Piero Uroda ci ha lasciati.
Tutti insieme vogliamo ricordarlo con una Messa il 6 ottobre 2023 alle 20.30 presso il Battistero di San Giovanni in Laterano Roma.

La Santa Messa sarà celebrata da Don Marco.

Vi aspettiamo tutti simpatizzanti amici familiari e farmacisti.
Vi ricordo che si può parcheggiare all’interno.

RICERCA FARMACISTI VOLONTARI PER NUOVO PROGETTO UCFI

La sezione UCFI di Milano si sta organizzando per intraprendere un nuovo progetto nel volontariato. A tale fine si cercano farmacisti che abbiano tempo da dedicare al progetto.

Referente del progetto:
Dott Maria Teresa Riccaboni
mariateresa.riccaboni@gmail.com
el +39 335 60 08 311.

XIV INCONTRO INTERREGIONALE UCFI DEL NORD ITALIA

Ci troveremo a Maguzzano(BS) il 09 luglio 2023 con il seguente programma:

  • 11-11,30 accoglienza
  • 12. S. Messa
  • 13. Pranzo
  • 14,30-16,30 Confronto
  • 17 Congedo

Chi volesse pernottare prima o dopo prenoti personalmente al 0309130182.
L’incontro è aperto tutti, Amici e simpatizzanti collaboratori e familiari da qualsiasi parte d’Italia.
Per Adesioni (entro il 07/07/23) e informazioni rivolgersi a donmarbella@gmail.com

ATTIVITÀ UCFI MILANO 2022 – 2023

Nell’orizzonte di una riflessione per uscire dalla crisi attuale, si è pensato di andare a vedere come si è affermato il cristianesimo nei primi secoli in un contesto avverso.
La sezione UCFI di Milano in tre incontri dall’inizio dell’anno sociale ha “sviscerato ” un libro del Prof L. Lugaresi, suggerito dal Dott Don Robero Valeri, “Vivere da cristiani in un mondo non cristiano” a cui hanno dato un contributo, in tre momenti distinti i colleghi Eugenia Crivelli, Piercarlo Villa e Maria Teresa Riccaboni.
Tutto ciò per mettere a fuoco la tematica della Testimonianza soprattutto in quella forma plastica che è il bancone della Farmacia che è quel luogo in cui ciascuno di noi, può rendere ragione della propria Speranza (1Pt 3), anche se il mondo vorrebbe che l’audacia dell’essere cristiani come nei primi secoli non ci fosse. La difficoltà oggi di poter testimoniare la Fede è legata al convincimento generale che vorrebbe relegare la nostra Fede a qualche cosa di intimistico, non manifestabile in pubblico, ma la nostra Fede è legata a un Fatto e questo Fatto è legato con l’agire, con il pensiero, con la progettualità e questo disturba tantissimo.
Nel primo incontro si sono trattati i primi capitoli che ricordano che i primi cristiani non erano nati come cristiani e erano cresciuti in un mondo in cui nessuno parlava di Cristo, erano isolati e in piccoli gruppi e però sapevano che in altre Città c’erano altri piccoli gruppi di cristiani con i quali non avevano contatti e le scritture erano in mano soltanto ai capi perché quasi nessuno sapeva leggere. Il mondo esterno ignorava i cristiani fino a che nel 64 dc la gente cominciava a odiare i Cristiani e li accusava di crimini contro l’umanità e così via fino al terzo secolo, senza che non ci fosse alcun proselitismo, ma al contrario i cristiani solo con la loro testimonianza continuavano a aumentare. Il compianto Papa Ratzinger da giovane scriveva che in futuro la Chiesa ritornerà a essere piccola e non si occuperà di politica, però sarà l’unica a dare la Speranza di vita oltre alla morte. I gruppi minoritari si possono compenetrare in tre modi o assimilarsi al pensiero comune ma alla lunga vengono assorbiti o non perdono la propria identità e accentuano le diversità isolandosi, o infine cercare di vivere integrandosi nel mondo pur non condividendo la mentalità del mondo. I Cristiani, gruppo minoritario nei primi secoli, hanno scelto la terza via e quindi sono rimasti nel mondo ma non sono del mondo (lettera a Diogneto) e si comportavano come lievito nella massa.
L’esercizio della Crisis che è il giudizio non distaccato ma con il coinvolgimento personale di chi giudica e poi della Kresis che è l’uso di ciò che la Crisis ha trovato di buono nella realtà, per applicarlo alla realtà, è un fattore che è determinante per la sopravvivenza e per la espansione di un gruppo minoritario di esigue dimensioni in una realtà sociale estranea e ostile. Molti esempi di tale esercizio Crisis e Kresis sono stati riportanti nel testo di Lugaresi, nell’ambito del diritto, della scuola, dell’economia e dello spettacolo.
Per quanto riguarda l’ambito nel campo della GIUSTIZIA ci sono ampie analogie con la situazione attuale in una società sempre più scristianizzata le leggi diventano sempre più incompatibili con il cristianesimo, sorda ostilità con il principio dell’obiezione di coscienza e la deriva di inviare al Giudice Penale la definizione giuridica di bene e di male. E questo prefigura la possibilità futura di essere perseguiti solo se ci si comporta da cristiani. Al di sopra della verità giuridica c’è sempre la Verità con la V maiuscola superiore nella primissima fase delle comunità cristiane. I rapporti con il sistema giuridico romano non sono particolarmente conflittuali come è dimostrato dall’esperienza di San Paolo che, arrestato varie volte fa leva sul diritto romano per liberarsi. Anche se, poi, a Corinzi, propone di dirimere le controversie tra cristiani a un arbitrato intra ecclesiale basato su criteri diversi della giustizia civile. Ai funzionari della giustizia romana interessava solamente il mantenimento dell’ordine pubblico e non era ispirato da un “odium fidei” e teso solamente a evitare conflitti.
Poi per quanto riguarda l’ambito della SCUOLA viene ricordato quanto Tertulliano aveva indicato evitando l’insegnamento che avrebbe obbligato a aderire a valori e credenze religiose non compatibili con il cristianesimo. Mentre lo studente poteva prendere solo gli insegnamenti tecnici delle materie scolastiche separandoli dalla loro matrice ideologica. Seguire la scuola era necessario ma con il tempo si rese necessario seguire un insegnamento interno e nel terzo secolo emersero figure elevate intellettualmente come Clemente Alessandrino e Origene. Nei primi secoli c’era tendenza a mantenere separata la scuola profana dalla catechesi.

Proseguendo nella disanima della ECONOMIA si osserva che la cura del mondo intesa come una buona amministrazione della casa comune è per il cristiano la sua vocazione primaria. Il Cristianesimo è di Dio che ama il mondo e l’uomo da lui creati. Nell ’uomo tutto il creato diviene cosciente del rapporto costitutivo con Dio che lo fa esistere. Dio ama di un amore gratuito fino a incarnarsi nel Figlio, a morire e a risorgere per la salvezza degli uomini, dunque Dio ci tiene a noi e al mondo. Oggi si afferma l’antropocentrismo, l’uomo al centro di tutto in cui l’uomo arriva a porsi sullo stesso piano di Dio fino a chiedere conto a Dio del male nel mondo fino a porsi la domanda “dove era Dio a Auschwitz?” Recuperando il senso di Dio che si prende cura dell’uomo e del mondo si può apprezzare la parola di Economia come amministrazione della casa. Dio esercita continuamente un piano di azione salvifica e provvidenziale del mondo tramite interventi concreti e cioè una economia divina trinitaria nel suo intimo rapporto con la creazione. Il cristianesimo non è un culto ma esiste per supportare il mondo. Il concetto del non preoccuparsi di come mangeremo o di come vestiremo domani deve essere letto alla luce della potenza economica del Padre che provvede ai Figli e tale potenza traspare nei miracoli. I primi cristiani avevano ogni cosa in comune. I convertiti vendevano i beni e mettevano in comunione con i membri della comunità i ricavati delle vendite e non era il Comunismo di Marx. Si nota che in questo modello si parla solo di consumo e non di lavoro e di condivisione della ricchezza da spartire. Presto ci si rende conto che i presbiteri non possono evangelizzare e nel contempo gestire le mense e si decide pertanto di dividere gli incarichi in soggetti di pari dignità. Il compito principale degli Apostoli è quello di diffondere la Parola di Dio e curare le anime e quindi ci sono diaconati separati e di pari dignità. Superata la fase iniziale si evangelizza e si lavora contemporaneamente e anche si inculca il dovere dell’elemosina, il fatto di vendere e di mettere in compartecipazione viene poi sostituito dal dovere di fare l’elemosina. In particolare Paolo mette in risalto che chiunque ha il dovere di non pesare sugli altri e di lavorare mettendo a frutto le proprie capacità. Paolo stesso da l’esempio lavorando le tende e acconciando il cuoio e poi di attendere al suo ministero di evangelizzatore. Tuttavia chi deve predicare ha diritto al suo sostentamento. Con la prima colletta si mandano aiuti alla Giudea in preda a una carestia. Da quel momento la colletta diviene istituzionalizzata, nel fare ciò Paolo si era ispirato alla tassa del tempio di Gerusalemme con la differenza che la tassa del Tempio era destinata per le opere di culto del Tempio di Gerusalemme, mentre l’elemosina è destinata a sostenere i poveri: cambia la destinazione d’uso. Dare per i poveri significa collaborare con l’Economia di Dio che si fa povero per far ricchi gli uomini. Quindi l’economia cristiana trova i due pilastri nella carità e nel lavoro. All’inizio i romani si lamentavano per la riduzione degli incassi a causa della riduzione della rendita per la vendita delle carni per i sacrifici in quanto i cristiani si astenevano dal fare i sacrifici e per la diminuzione alla partecipazione agli spettacoli. Il cristiano che formula dei giudizi seleziona anche i consumi da fare. Il fatto ad esempio di non partecipare agli spettacoli perché erano indegni e immorali. A giudizio della società romana i cristiani pagavano regolarmente i tributi e si comportavano bene.
Infine per quanto riguarda la parte riguardante gli SPETTACOLI troviamo argomenti trattati da Tertulliano, Novanziano, Agostino e Giovanni Crisostomo. La Chiesa dai primi secoli ha condannato la partecipazione dei cristiani ai ludi chiedendo a loro di astenersi dai ludi. Per i Padri nei ludi non c’è niente da salvare o recuperare a un giusto uso cristiano come era stato fatto in altri ambiti come della Giustizia e della Scuola. Il cristiano deve astenersi a partecipare ai ludi per non essere contaminato. I ludi venivano svolti quasi ogni giorno nelle varie città dell’Impero romano e avevano una funzione sociale culturale e ideologica anche per tenere soggiogato il popolo della Roma imperiale. Ovviamente gli attori venivano considerati di secondo livello e di diversa provenienza e per partecipare ai ludi si doveva pagare e il pagare era una fonte di guadagno per l’Impero. San Basilio di Cesarea vede nella immoralità e nell’idolatria la condanna dei ludi e quindi sussiste un parallelismo tra la situazione di allora e quella di oggi con la televisione in casa e i social che non permettono di avere momenti di silenzio e trasmettono una molteplicità di idee spesso contrarie ai valori cristiani. I giochi ludici sono considerati come una realtà adulterata dal Nemico e non devono essere considerati come opera della creazione. Il cristianesimo non può venire a patti. L’attore per il cristiano è una persona, mentre per l’Impero romano gli attori erano degli inferiori. Nella postfazione di Mons. M. Camisasca si ricorda il tempo di oggi con tutte le sue contraddizioni. Sebbene i tempi di oggi siano molto diversi occorre fare una approfondita riflessione su molte cose per poter dire la nostra come cristiani su varie questioni di oggi. La lettura di questo testo serve a stimolare il cristiano di oggi a essere parte attiva nella Crisis e della Kresis per favorire sempre una nuova fondazione del cristianesimo nel tempo attuale.

Assemblea nazionale elettiva

Nei giorni di Sabato 20 e Domenica 21 Maggio prossimi si svolgerà a Roma, presso la Domus Romana Sacerdotali (DRS) in via Trasportina 18, l’Assemblea nazionale dell’UCFI per il rinnovo delle cariche sociali, da tempo in proroga a causa del protrarsi della pandemia.

Sarà anche l’occasione per ricordare insieme e con immutato affetto il nostro ultimo presidente, il dott. Piero Uroda, deceduto nell’Ottobre scorso, e tutti gli Amici scomparsi in questi ultimi tempi.

PROGRAMMA DI SABATO 20 MAGGIO

  • Ore 15.00 Accoglienza in via Taspontina 18
  • Ore 15.30 Preghiera e riflessione dell’Assistente nazionale, don Marco Belladelli
  • Ore 16.00 Relazione morale del Segretario Nazionale, dott. Giuseppe Fattori
  • Ore 16.30 Relazione economica-bilancio UCFI, dr.ssa Carmen Mosca
  • Ore 17.00 Dibattito e confronto in Assemblea
  • Ore 18.00 Conclusioni
  • Ore 20.00 Cena sociale offerta dall’UCFI Nazionale, presso la DRS.

PROGRAMMA DI DOMENICA 21 MAGGIO

  • Ore 09.30 Accoglienza
  • Ore 09.45 Preghiera del mattino
  • Ore 10.00 ASSEMBLEA ELETTIVA
  • Ore 12.00 Santa Messa
  • Ore 13.00 Pranzo presso la DRS (libero)

Per il pernottamento ciascuno dovrà provvedere personalmente.
Nella libertà di figli di Dio, si propone:

  1. DOMUS ROMANA SACERDOTALIS, via Taspontina 18, tel. 06 698941
  2. CASA SANTO SPIRITO, Borgo Santo Spirito 41, tel. 06 6861076
  3. ISTITUTO MARIA SS. BAMBINA, via Paolo VI, tel. 06 69893511

Richiesta conferma di partecipazione alla mail: ucfi.roma@libero.it

I responsabili dei gruppi sono pregati di regolarizzare le iscrizioni 2023 entro sabato 20 maggio 2023, facendo riferimento alla segretaria del gruppo di Roma, dr.ssa Carmen Mosca

Il Segretario Nazionale
Dott. Giuseppe Fattori